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Arte e Spettacolo

L’opera più discussa di Michelangelo: una bruttezza che nasconde un profondo segreto

Michelangelo Buonarroti, uno degli artisti più celebri del Rinascimento italiano, è noto per le sue opere straordinarie che hanno lasciato un’impronta indelebile nella storia dell’arte. Tra queste ce n’è però una anche molto brutta.

Tra queste, la Cappella Sistina e il David sono universalmente riconosciute come capolavori di inestimabile valore. Tuttavia, non tutte le sue opere ricevettero lo stesso apprezzamento al momento della loro creazione.

L’opera maggiormente discussa di Michelangelo (Stedo.it)

Una in particolare suscitò reazioni piuttosto negative.

L’opera più brutta di Michelangelo

La statua di Bacco è stata realizzata intorno al 1497, quando Michelangelo aveva poco più di vent’anni, questa scultura rappresenta una delle prime prove giovanili dell’artista fiorentino. In quel periodo, Michelangelo era ancora alle prese con l’esplorazione delle sue capacità espressive e tecniche scultoree. L’opera si inserisce in un contesto storico-artistico molto particolare: il Rinascimento italiano era in pieno sviluppo e c’era una grande richiesta da parte dei committenti di opere che riflettessero i canoni estetici classici rivisitati attraverso la sensibilità moderna.

Il cardinale Raffaele Riario fu colui che commissionò l’opera a Michelangelo, probabilmente aspettandosi qualcosa che potesse riflettere meglio i principi della bellezza classica e della dignità divina. Tuttavia, ciò che ricevette fu ben diverso dalle sue aspettative. La scultura raffigura un Bacco ubriaco, in piedi ma con un equilibrio precario come se stesse per vacillare da un momento all’altro; uno sguardo alquanto assente contribuisce a rendere l’espressione complessiva dell’opera insolita per una divinità.

Michelangelo e l’opera più discussa (Stedo.it)

Nonostante fosse stata realizzata su commissione specifica del cardinale Riario, sembra quasi certo che l’opera non sia stata gradita dallo stesso committente. Infatti, già dal 1501 si trova menzione della statua tra le proprietà nel giardino romano del banchiere Jacopo Galli a cui era stata venduta o forse donata dal cardinale stesso. Questo passaggio di proprietà suggerisce una mancata accettazione o forse una profonda insoddisfazione nei confronti dell’opera da parte di Riario.

Nel 1572 il Bacco fu acquistato dalla famiglia Medici, notoriamente grandi mecenate delle arti durante il Rinascimento italiano. Da quel momento in poi l’opera ha avuto una collocazione prestigiosa prima negli Uffizi (dove è stato esposto almeno dal 1591) fino ad arrivare alla sua attuale ubicazione nel Museo del Bargello a Firenze. Questa serie di spostamenti dimostra come nel tempo l’opera sia stata rivalutata fino a diventare parte integrante del patrimonio artistico nazionale italiano.

La storia della statua del Bacco ci porta a riflettere sulla soggettività dell’apprezzamento artistico e su come questo possa variare drasticamente nel corso dei secoli. Ciò che inizialmente venne considerato quasi un fallimento o comunque un lavoro non all’altezza delle aspettative divenne successivamente motivo d’orgoglio per collezioni prestigiose come quella dei Medici e attrattiva per migliaia di visitatori ogni anno nei musei fiorentini.

L’accoglienza fredda da parte del cardinale Riario contrasta fortemente con la curiosità e ammirazione suscitata oggi dall’opera tra gli appassionati d’arte e i visitatori provenienti da tutto il mondo.

Alessandro Fabiani

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